Gal Ogliastra

LA TRANSUMANZA NEL TERRITORIO DEL GAL OGLIASTRA

I luoghi di partenza della transumanza in Ogliastra comprendevano tutti i paesi montani del Gennargentu come Arzana e Villagrande, della zona dei tacchi come Seui, Ulassai, Gairo, Osini, Jerzu, Perdasdefogu, e del Supramonte di Baunei e Urzulei. L'area di destinazione si estendeva lungo 104 km di costa, abbracciando il Salto di Quirra, di Alussera, il corso inferiore del Flumendosa, arrivando fino al medio Campidano, al Sarrabus e, verso nord, al golfo di Orosei.

Gli itinerari dunque erano molteplici: una direttrice partiva da Villanova passando per la stazione di Villagrande, Gairo Taquisara, attraversando la vecchia stazione di Jerzu, percorrendo la strada per Perdasdefogu e infine attraversando i territori di Jerzu e Ulassai fino ad arrivare nella zona di Serra'e Mare a ridosso della SS125.

Un'altra via partiva dal Gennargentu verso Villanova, passando per la stazione di Villagrande, il bosco del Carmine, Loceri e la Valle del Pardu con destinazione Tertenia, Portu Santoru, la Valle di San Giorgio, il Salto di Quirra, il medio Campidano. Una terza via dal Gennargentu si dirigeva verso Arzana, Lanusei, Ilbono, Tortolì e gli altri paesi costieri come Girasole, Lotzorai.

Dal Supramonte di Urzulei invece i pastori raggiungevano Campo Oddeu, luogo di raccolta del bestiame e si dirigevano o verso Quirra oppure verso il Golfo di Orosei. In quest'ultimo caso svalicavano da Genna Silana verso il territorio
di Dorgali senza attraversarne il paese, fino ad Orosei, o Galtellì e Irgoli. Alcuni
arrivavano addirittura fino a San Teodoro, Illorai e Olbia.

L'itinerario che si è scelto di illustrare nel dettaglio si sviluppa in un ambiente naturale dai forti contrasti, nel quale i cambiamenti paesaggistici avvengono
in maniera precipitosa, quasi violenta e, proprio per questo, affascinano e stupiscono per l'imprevedibilità e per la forza degli scenari che svelano.

Da Villanova Strisaili a Siccaderba (km 6)
Si parte dal paese di Villanova Strisaili, frazione a 7 km dall'abitato di Villagrande, in mezzo a un esteso altopiano a 850 m slm circondato da boschi di leccio.

Il nome Villanova deriva sicuramente dal latino, mentre il termine strisaili starebbe a significare in origine tres ailes, cioè tre ovili a testimonianza
della radicatissima economia pastorale della zona.

Uno dei primi cenni storici che si trovano del paese è la citazione di Biddanoa de Strisaili presente in un documento del 1504, il Diploma col quale Ferdinando D'Aragona trasforma in Allodio i paesi che i Carroz avevano ricevuto in Feudo.

La sua storia è comunque strettamente legata a quella di Villagrande, dal quale è storicamente sempre stato dipendente. Nelle vicinanze di Villanova Strisaili si trovano siti di notevole interesse archeologico come il complesso di S'Arcu 'e is Forros a Pira 'e Onni e, percorrendo la via che da Villanova va verso l'invaso
del Flumendosa, la Tomba dei giganti Su Chiai sulla riva est del lago, in un'area al confine tra l'Ogliastra e la Barbagia. La facciata e l'esedra della tomba sono state realizzate secondo la tecnica a filari cioè sovrapponendo diversi filari di pietre rettangolari squadrate con cura. Sopra l'ingresso, a coronamento della facciata si trova ancora oggi l'originario blocco con fregio a dentelli. Anche la camera funeraria, salvo alcuni filari, si presenta in buono stato di conservazione.

La presenza del Flumendosa, con la sua estenzione di 127 km e i suoi due invasi, è senza dubbio molto importante per il territorio. È il secondo corso d'acqua, per lunghezza nell'isola, e sgorga dalle pendici orientali del Gennargentu per sfociare presso Muravera, nella costa orientale. È un fiume importante per la produzione
dell'energia elettrica e la fornitura d'acqua agli abitanti della piana, ma anche per le caratteristiche del suo percorso che ne fanno dal punto di vista paesaggistico,
naturalistico ed ambientale, il più vario e affascinante nella regione.

La realizzazione degli invasi artificiali del Flumendosa, finalizzati ad alimentare le centrali idroelettriche, inizia nel 1928 e, dopo numerose interruzioni e difficoltà, solo tra il 1948-'49 viene terminata la prima diga nella gola di Bau Muggeris, che forma il lago dell'Alto Flumendosa. Nel 1952 è portato a compimento il secondo invaso, molto più grande del primo, con uno sbarramento all'altezza del nuraghe Arrubiu a 268 m slm che dà luogo al lago del Flumendosa, 17 km di lunghezza e 500 m circa di larghezza. Attraversato il paese di Villanova si percorre la vecchia SS389 in direzione di Lanusei fino al ponte sul Rio Siccaderba uno dei maggiori affluenti del Rio Flumendosa. Lo stretto ponte in pietra conduce alla Stazione ferroviaria di Villagrande, completamente dipinta di rosso, con le mostre bianche alle finestre e le vecchie orlature del tetto che le danno un aspetto molto montano.

Il pianoro di Siccaderba era un'area di confluenza e sosta per i pastori della transumanza che vi giungevano dopo la prima giornata di marcia in discesa dagli ovili del Gennargentu, essendo questo un punto di congiungimento di diversi territori e avendo un clima più temperato e maggiore facilità per il ricovero
delle greggi. La piana, racchiusa da boschi di abeti e da rimboschimenti di pini, ancora verde in estate, è in parte invasa dall'acqua del fiume durante il
periodo invernale.

Da Siccaderba a Gairo Taquisara (km 14,6)
Si prosegue sulla strada consortile per il Tonneri, lasciandola dopo poco più di un chilometro per seguire la strada provinciale in direzione di Gairo Taquisara.
Lungo il tracciato si incontra la deviazione per la Foresta di Montarbu, riserva naturale che si estende per 2800 ettari in territorio di Seui, costituita di lecci, roverelle, castagni, carpini neri, corbezzoli e ginepri. Si continua la salita e, giunti sul crinale, si apre la vista su Perda Liana e le boscose vallate sottostanti. È uno spettacolo di grande suggestione per le caratteristiche proporzioni del tacco e per l'ampiezza dell'altipiano, solcato da profonde valli e spaccature, che tutto attorno si apre. Si prosegue sul crinale della
montagna fino a ridiscendere al paese di Gairo Taquisara, grazioso e piccolissimo centro attraversato dalla ferrovia e frazione di Gairo Sant'Elena, il cui territorio si estende tra i 650 e gli 800 metri di quota, e sovrasta la vallata del rio Pardu. Nel paese era presente fino alla metà del '900 un forno per la calce che forniva il materiale per tutti i paesi del circondario. In pochi minuti dalla stazione di Gairo Taquisara si possono raggiungere a piedi le Grotte de Sa Bruvuriera, poco sopra l'abitato e, successivamente, Sa Grutta Manna e la Grotta del marmo.

Da Gairo Taquisara a Osini (km 10.5)
L'itinerario continua lungo la SS198 in direzione di Osini; la strada si snoda sul fianco della montagna offrendo in basso la vista sulla valle del Rio Pardu, sul versante opposto la visuale di Gairo Vecchia e, più in alto, Gairo Sant'Elena. Il fiume è a carattere torrentizio e beneficia d'inverno delle piogge e dell'apporto delle nevi del Gennargentu, mentre durante l'estate si prosciuga completamente. La sorgente è sul Monte Perd'Aria, in territorio di Gairo e il suo corso attraversa i comunali di Osini, Ulassai, Jerzu e Cardedu per sfocciare in località Museddu. Prende il nome di Baccu Nieddu nel primo tratto, Rio Pardu nella vallata di Gairo e diventa Pelau ormai nella vallata in prossimità del mare. La campagna intorno appare in parte divisa in piccoli poderi coltivati a vite, olivi, foraggi e, in parte, coperta di macchia mediterranea, principalmente ginepro, lentischio e corbezzolo. Dopo pochi chilometri si trova il bivio per Osini e si imbocca la SP11, incontrando prima l'abitato di Osini Vecchio, abbandonato nel 1951 dopo una disastrosa alluvione: di questo si conservano poche vecchie case disabitate e la chiesa parrocchiale dedicata a Santa Susanna. Dopo circa un chilometro si trova l'abitato attuale.

Il territorio circostante il paese è ricchissimo di siti archeologici e di importanti monumenti naturalistici, fra questi la Scala di San Giorgio in località Taccu, a circa 3 km a monte dell'abitato, lungo le pareti che delimitano ad oriente l'esteso tavolato calcareo. La popolazione locale definisce scala un accesso ripido ed accidentato attraverso una balza rocciosa. Nel caso di San Giorgio si tratta di una stretta gola calcarea e dolomitica delimitata da alte muraglie ed attraversata da una striscia d'asfalto proveniente dal vicino abitato di Osini. La gola ha avuto origine da un fenomeno chiamato diaclasi, ovvero in seguito alle fratture verticali delle masse rocciose, senza apprezzabile spostamento
delle parti generate. Impressionante la frattura nota col nome di Sa Brecca 'e Usala.

La fenditura attraversa per intero, in senso verticale, la parte ovest della gola, sprofondando di quasi 100 metri ed è osservabile, seguendo una gradinata che ne consente l'accesso ad un'apertura laterale, oppure dall'alto, guadagnando la sommità delle pareti con un sentiero proveniente dall'altipiano. Profonda oltre 50 metri, la gola si presenta maestosa e suggestiva per l'altezza delle pareti e per la breve distanza tra esse. Un breve sentiero in salita, alternato a gradini, permette di raggiungere un punto sul lato est del monumento dal quale si può ammirare uno splendido panorama che spazia sul vasto scenario del Rio Pardu, dove si scorgono pascoli, boschi e macchie, coltivi, pic coli borghi e, all'orizzonte, il mare. Proseguendo su questa stessa strada è possibile visitare il nuraghe Serbissi e il nuraghe Urceni, a non grande distanza l'uno dall'altro, di grande interesse per l'ottimo stato di conservazione. I siti sono ben segnalati a partire dal centro di Osini.

Da Osini a Ulassai (km 1)
A brevissima distanza dal precedente abitato, si trova Ulassai abbarbicato ai rocciai del tacchi calcarei, a 700 m slm. Questo è sostanzialmente un centro agricolo e pastorale, ma la comunità ha saputo valorizzare arti tradizionali come quella della tessitura a mano e dare spazio e visibilità all'opera dell'artista Maria Lai, che qui è nata. Questo ha portato ad un'interazione dell'artista con il paese e sono diversi i luoghi in cui è possibile vedere le sue opere, in edifici, nel lavatoio del paese realizzato assieme all'artista Costantino Nivola, e anche lungo la strada che porta alle Grotte di Su Marmuri.

Lungo questa strada si possono ammirare La scarpata realizzata con sassi, cemento e metalli, il Muro del groviglio che porta incise le massime di Salvatore Cambosu e Maria Lai sull'arte e la Casa delle inquietudini con tanti draghetti neri dipinti sulle pareti esterne. Le Grotte di Su Marmuri sono tra le più grandi ed estese della Sardegna.

Generate da fenomeni carsici, si sviluppano per circa un chilometro con un'altezza che varia tra i 30 e 50 metri. Colpisce soprattutto la maestosità dell'ingresso e le ampie sale interne che ospitano gigantesche stalattiti e stalagmiti. All'uscita del paese in direzione di Jerzu si trova l'indicazione per la Stazione dell'Arte che dista poco meno di un chilometro e ha sede in quella che originariamente era la stazione ferroviaria di Ulassai, posta su un promontorio a. acciato sulla vallata sottostante, in una posizione
estremamente suggestiva.

Da Ulassai a Perdasdefogu (km 24)
In prossimità della stazione dell'Arte si trova il bivio per Perdasdefogu attraverso il quale ci si immette nella SP13.
La strada sale gradatamente fino a raggiungere l'altopiano di Sant'Antonio che, un ampio pianoro che affaccia sia verso i tacchi di Ulassai, sia verso la vallata del Rio Quirra. A circa 6 km dal paese si trova il Santuario di S. Antonio, di poco discosto dalla strada e immerso nel bosco di pini, è circondato da alcune cumbessias, ormai in gran parte in rovina. Qui si svolge il 13 giugno la festa religiosa più importante di Jerzu. Il simulacro del santo viene portato in processione dalla chiesa di S. Sebastiano, nella parte alta del paese, fino alla chiesetta campestre. La strada continua sui crinali delle montagne mostrando un paesaggio molto aperto e decisamente più spoglio di vegetazione rispetto ai tratti già percorsi, sino ad arrivare a Serra Longa, un'altura che raggiunge gli 850 m., dove si trova il Parco Eolico. Lo scenario è sicuramente impressionante sia per il numero
di pale localizzate sulla sommità delle montagne, sia per la loro grandezza. La strada passa attraverso il parco a distanza piuttosto ravvicinata ed è possibile osservare la rotazione più o meno lenta e udire il rumore costante e sommesso che le pale provocano nell'attrito con l'aria.

Dopo qualche chilometro si inizia a discendere in direzione di Perdasdefogu (599 m slm) e il paese appare su un altipiano, circondato da una vegetazione piuttosto fitta di lecci e macchia mediterranea. Il nome significa "pietre di fuoco" ed è probabile che si riferisca ai giacimenti, vicino al paese, di litantrace e antracite.
La tradizione orale tramanda che il paese sarebbe stato fondato dagli abitanti di un villaggio costiero del Sarrabus che qui vennero a rifugiarsi per scampare ai Barbareschi, tuttavia non vi sono prove certe che attestino questa teoria.

Il territorio attorno è ricco di reperti archeologici come le domus de janas di Giuanne Puddu e il nuraghe di S'Orcu de Tueri.
Il monumento più interessante del paese è la chiesa preromanica di San Sebastiano, nella parte alta del paese, datata dagli studiosi fra l'850 e il 1000, una delle meglio conservate in Sardegna. Il centro, ad economia prevalentemente pastorale e agricola, a partire dagli anni Cinquanta è sede del Poligono Sperimentale Interforze del Salto di Quirra, un impianto militare e di ricerca scientifica che è completamente integrato nella vita del centro.

Nell'abitato si trovano le indicazioni per il grande Parco naturale di Bruncu Santoru situato alle porte del paese, dove è stato di recente reintrodotto il cervo sardo, e molto interessante per la varietà di vegetazione costituita da lecci, corbezzoli, ginepri, ontani e orchidee selvatiche. Nella foresta di querce a sud delle paese si possono ammirare le cascate di Luesu, la più alta, ben 70 metri, è denominata Su strumpu.

Da Perdasdefogu alla cantoniera di San Giorgio (km 20)
Dal paese costeggiando l'area della base si prende la strada militare che discende verso il territorio di Tertenia, attraversando il territorio del Salto di Quirra e giungendo a quello che costituiva la meta ultima della transumanza del pastori dell'interno. Il Salto, detto Su Pranu, è un territorio vasto con altitudine compresa fra 200 a 600
m slm; fu feudo dei Carroz, a lungo oggetto di contesa per l'uso dei territori fra le diverse comunità ogliastrine e quelle del Sarrabus. Per portare pace negli scontri e negli sconfinamenti che avvenivano anche fra i pastori e i contadini, fu necessario istituirvi delle isole amministrative appartenenti a molti comuni dell'entroterra.

Donna Violante Carroz nel 1480 aveva disposto di riservare parte del ghiandatico e dell'erbatico dei salti di Quirra, Alussera e Castiadas per i vassalli dell'Ogliastra che vi potevano anche tenere il bestiame, al pari di quelli del Sarrabus.
Ma questo tipo di contrasti sono continuati . no ai tempi moderni e diversi comuni sono giunti ad indebitarsi per dirimere contenziosi che vedevano
a confronto allevatori del Sarrabus e dell'Ogliastra.

Del periodo feudale resta testimonianza nei resti del Castello di Quirra, posto in una posizione spettacolare sulla sommità del monte Cudia, non lontano dal mare.
Ai piedi dell'altura del castello merita una visita la Chiesa di San Nicolò, in stile romanico, interamente realizzata in mattoni rossi (unico caso in Sardegna) e da poco restaurata. La chiesa era parte di un villaggio coevo che però è andato completamente distrutto e del quale non restano tracce. La strada militare si connette con la SS125 che corre sul fondo valle parallela al corso del Rio Quirra, un torrente che nasce nelle campagne di Jerzu e attraversa il territorio di Tertenia fino a sfocciare dopo 40 km in prossimità di Villaputzu. Nella vallata sono attualmente presenti molti vigneti per la produzione del famoso vino Cannonau. Se ci si dirige verso sud, si giunge nella zona di Lugerras,
in prossimità della Cantoniera di San Giorgio e dell'omonimo torrente, affluente del rio Quirra. Era questa la zona dove i pastori ogliastrini dei paesi del Gennargentu trascorrevano l'inverno e dalla quale ripartivano a maggio, dopo la tosatura delle pecore per ritornare ai paesi d'origine e alle proprie famiglie.

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